ISOLA GRECA



LA FAVOLA DELL'ISOLA GRECA

In un'isola greca, i pochi abitanti sono tutti indebitati l'uno con l'altro, per cui non si scambiano più beni e servizi tra loro e sono costretti a vivere in povertà.
Una coppia di turisti capita un giorno nell'isola, entra nell'unico albergo e chiede di vedere una camera per verificare se corrisponde alle loro aspettative.
L'albergatore indebitato, consegna le chiavi della camera, ma chiede un acconto di 100 euro, che sarà restituito se non saranno soddisfatti.
Con i 100 euro l'albergatore si reca dal macelaio, restituisce i 100 euro di debito accumulato ed ordina nuova carne per il suo ristorante.
Il macellaio accetta, e con i 100 euro si reca dal carrozziere per saldare il suo debito pregresso e riavere il furgoncino senza il quale non riesce a lavorare.
Il carrozziere prende i 100 euro e li porta alla prostituta del paese, saldando vecchi debiti e permettendo alla prostituta, di saldare il debito all'albergatore.
L'albergatore riceve i 100 euro prima che la coppia, rifiutata la camera, restituisca la chiave e si riprenda l'acconto versato.
Uscito dall'albergo, il marito controlla i 100 euro e si accorge di avergli dato per errore una banconota falsa e, quindi, la brucia per evitare altri errori nel futuro.
Tutti nell'isola hanno estinto i loro debiti reciproci ed hanno la possibilità di ricominciare a scambiarsi beni e servizi, ma il merito è di una banconota falsa che alla fine è stata pure bruciata.



MORALE DELLA FAVOLA

Lo stato italiano oggi è debitore nei confronti delle imprese italiane per un importo di almeno 120 miliardi di euro, e questo fatto mette in crisi non solo le imprese creditrici, ma a cascata tutti i soggetti che sono legati direttamente o indirettamente ad esse, dipendenti, fornitori, subappaltatori e soggetti collegati ad essi.
Praticamente sia i cittadini che le aziende italiane, direttamente o indirettamente, subiscono una riduzione della loro economia a cause dei debiti non pagati dallo stato, finendo per utilizzare prestiti da parte delle banche per poter continuare a lavorare o a vivere.
Lo stato potrebbe emettere dei Certificati di Credito Fiscale, detti "CCF", cioè una sorta di "banconota" utilizzabile per pagare qualsiasi tipo di tassa futura, magari non subito ma ad esempio dopo due anni dall'emissione.
Questa specie di moneta complementare avrebbe alcune caratteristiche fondamentali :
  • verrebbe accettata da tutti come forma di pagamento alternativo al pagamento in euro perchè tutti hanno tasse da pagare;
  • verrebbe per questo motivo accettata e, se necessario, cambiata in euro da una banca;
  • permetterebbe allo stato di pagare tutti i suoi 120 miliardi di debiti;
  • renderebbe possibile programmare investimenti che riducano gli sprechi futuri, quali ad esempio :
- lavori di sistemazione idrogeologica per ridurre i costi delle emergenze ambientali;
- lavori di miglioramento sismico per ridurre i costi di ricostruzione post-sisma;
- lavori di miglioramento termico per ridurre i consumi energetici;
- incentivi al riciclo dei rifiuti che riducano i costi del loro smaltimento;
- ammodernamento delle reti idriche ed elettriche per ridurre le perdite.
  • lo stato rientrerebbe in possesso di questi buoni, che potrebbe bruciare o riutilizzare in futuro, perchè le tasse pagate con essi o erano di difficile riscossione ( fallimenti di aziende, ritardati pagamenti, ecc.. ) o sono tasse derivanti da incrementi di acquisti che altrimenti non ci sarebbero stati ( IVA su acquisti di beni dei quali la maggior parte dei cittadini avrebbe dovuto fare a meno per effetto della recessione o tasse sugli utili delle aziende che altrimenti non ne avrebbero avuti ).
Questa moneta "a credito" ha la caratteristica che non incrementa il debito pubblico, non produce interessi e quindi può essere considerato un valido strumento di rilancio dell'economia.